Scoprire che esiste la povertà è importante e cercare di arginarla è fondamentale. Ma, come ci sono modi diversi di spiegare l’indigenza, ci sono metodologie di intervento politiche diverse, sia pure all’interno di uno stesso sistema che stenograficamente si può definire capitalistico.
Figlio della filosofia del Welfare, questo sistema potrebbe cercare di rafforzare i meccanismi di uno Stato sociale attraverso apposite politiche pubbliche di ridefinizione strutturale della ricchezza a favore dei meno abbienti. Oppure, in opposizione a tale filosofia e perseguendo l’ideologia liberistica, può pensare di attenuare (non certo di risolvere) il problema, smantellando tutto ciò che rimane del Welfare e santificando, con la leggerezza dell’elemosina, l’esistenza della povertà, o meglio dei poveri.
La prima ipotesi prefigura, infatti, una prospettiva di manovra contro la povertà; la seconda, invero, ne prospetta una contro i poveri. Alla prima si possono annoverare anche gli studi di analisi delle politiche pubbliche sviluppatisi in America negli anni ’60 per seguire l’esito di vari programmi di politica sociale (appunto gli antipoverty programs), mentre alla seconda si può abbinare l’azione del governo italiano in carica che scopre la povertà.
Infatti il bonus alle famiglie e soprattutto la social card rappresentano forme minimali di una caritas che tende a legittimare poi tutto il resto, indicando in maniera quanto mai etichettante la fascia più povera della popolazione, in una sorta di teoria del labelling che sappiamo quanta “fortuna” abbia avuto in criminologia e nella sociologia della devianza.
Definita in vario modo, la social card, oltre a ricordare qualcosa che pensavamo tramontato nell’oblio di un torbido passato, è stata efficacemente definita da C. Saraceno come un “embrione di reddito minimo”, anche se non si capisce perché venga limitata solamente agli anziani e alle famiglie con bambini al di sotto dei tre anni, perché certo non sono gli unici ad aver bisogno di un aiuto economico. Altra cosa sarebbe una politica capace di garantire un reddito minimo per i bisognosi, nonché una indennità di disoccupazione e se la social card, carente come si è visto, nel metodo e nel merito, esiste in altri Paesi, bisogna pur sempre ricordare che nell’Europa a 15 solo l’Italia e la Grecia non prevedono l’indennità di disoccupazione.
Ancora una volta le risorse maggiori vengono destinate altrove e l’elemosina istituzionalizzata non fa altro che contribuire al martellamento continuo sul nostro Welfare. Le politiche pubbliche tendevano attraverso il diritto uguale a smussare le disuguaglianze e a creare uguaglianze sostanziali. La social card, invece, stressa le disuguaglianze, le etichetta, le ipostatizza. Essa vuole diventare strumento di implosione dei conflitti e garanzia di controllo sociale così come era nella vecchia impostazione delle poor laws inglesi di ottocentesca memoria.
Perciò senza uguaglianza, come ha recentemente detto G. Zagrebelsky, la società diventa gerarchia e i diritti cambiano natura: “per coloro che stanno in alto, diventano privilegi e, per quelli che stanno in basso, concessioni o carità”.
Figlio della filosofia del Welfare, questo sistema potrebbe cercare di rafforzare i meccanismi di uno Stato sociale attraverso apposite politiche pubbliche di ridefinizione strutturale della ricchezza a favore dei meno abbienti. Oppure, in opposizione a tale filosofia e perseguendo l’ideologia liberistica, può pensare di attenuare (non certo di risolvere) il problema, smantellando tutto ciò che rimane del Welfare e santificando, con la leggerezza dell’elemosina, l’esistenza della povertà, o meglio dei poveri.
La prima ipotesi prefigura, infatti, una prospettiva di manovra contro la povertà; la seconda, invero, ne prospetta una contro i poveri. Alla prima si possono annoverare anche gli studi di analisi delle politiche pubbliche sviluppatisi in America negli anni ’60 per seguire l’esito di vari programmi di politica sociale (appunto gli antipoverty programs), mentre alla seconda si può abbinare l’azione del governo italiano in carica che scopre la povertà.
Infatti il bonus alle famiglie e soprattutto la social card rappresentano forme minimali di una caritas che tende a legittimare poi tutto il resto, indicando in maniera quanto mai etichettante la fascia più povera della popolazione, in una sorta di teoria del labelling che sappiamo quanta “fortuna” abbia avuto in criminologia e nella sociologia della devianza.
Definita in vario modo, la social card, oltre a ricordare qualcosa che pensavamo tramontato nell’oblio di un torbido passato, è stata efficacemente definita da C. Saraceno come un “embrione di reddito minimo”, anche se non si capisce perché venga limitata solamente agli anziani e alle famiglie con bambini al di sotto dei tre anni, perché certo non sono gli unici ad aver bisogno di un aiuto economico. Altra cosa sarebbe una politica capace di garantire un reddito minimo per i bisognosi, nonché una indennità di disoccupazione e se la social card, carente come si è visto, nel metodo e nel merito, esiste in altri Paesi, bisogna pur sempre ricordare che nell’Europa a 15 solo l’Italia e la Grecia non prevedono l’indennità di disoccupazione.
Ancora una volta le risorse maggiori vengono destinate altrove e l’elemosina istituzionalizzata non fa altro che contribuire al martellamento continuo sul nostro Welfare. Le politiche pubbliche tendevano attraverso il diritto uguale a smussare le disuguaglianze e a creare uguaglianze sostanziali. La social card, invece, stressa le disuguaglianze, le etichetta, le ipostatizza. Essa vuole diventare strumento di implosione dei conflitti e garanzia di controllo sociale così come era nella vecchia impostazione delle poor laws inglesi di ottocentesca memoria.
Perciò senza uguaglianza, come ha recentemente detto G. Zagrebelsky, la società diventa gerarchia e i diritti cambiano natura: “per coloro che stanno in alto, diventano privilegi e, per quelli che stanno in basso, concessioni o carità”.
INVECE DI SCRIVERE LE SOLITE CAVOLATE SULLA SOCIAL CARD PENSATE A DIFFONDERE SE VOLETE L'ELENCO DEI CONTI DORMIENTI DA OLTRE 10 ANNI PER I QUALI LO STATO ATTUERA' LA CONFISCA IL 15 DICEMBRE 2008.
RispondiEliminaSTRANO CHE VI SIA SCAPPATO.....
DIFFONDETELO SE POTETE, PERCHE' C'E' GENTE CHE PERDE I SOLDI PER UNA LEGGE STUPIDA.
Dal 5 dicembre 2008 è disponibile per la consultazione sul sito web del Ministero dell'economia e delle finanze (http://www.mef.gov.it/depositi-dormienti/) l'elenco dei conti dormienti di cui all'art. 4, comma 2, del DPR n. 116 del 2007.
Fino alla data di effettuazione del versamento al Fondo depositi dormienti da parte dell'intermediario finanziario, gli interessati possono rivolgersi all'intermediario stesso per far cessare lo stato di dormienza. Si rammenta che il termine ultimo per il versamento da parte degli intermediari finanziari è fissato al 15 dicembre 2008. Successivamente alla data di effettuazione del versamento al Fondo depositi dormienti da parte dell'intermediario, gli interessati potranno richiedere la restituzione delle relative somme direttamente a questo Ministero, entro il normale termine prescrizionale.
Numero totale di conti dormienti 1.071.590
Dati parziali relativi al valore di conti dormienti comunicati al Ministero dell'economia e delle finanze al 15 novembre 2008
Depositi di somme di denaro
781.755.444,35
Strumenti finanziari
16.648.655,15
TOTALE
798.404.099,50
DI SEGUITO L'ELENCO DEI NATI A TRICASE O COMUNQUE DI TRICASE CHE COMPARE SUL SITO DEL MINISTERO:
caloro carmine 01/02/1955 tricase LE 3032/CREDITO EMILIANO SPA 001/060/00510/000/000007641
caputo antonio lecce LE MONTE PASCHI ASSET MANAGEMENT SGR 516707
caputo antonio 03/07/1930 tricase LE 01030/BANCA MONTE DEI PASCHI SIENA S.P.A. DP/00001901708
cavalieri mafalda tricase LE 3032/CREDITO EMILIANO SPA 001/060/00510/000/000007641
cazzato attilio tricase LE 05262-BANCA POPOLARE PUGLIESE 021/550/0802840
d'amico antonio 12/06/1908 tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010001011
d'amico fioravante tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010001011
d'amico maria assunta tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010001011
de marco giuseppe 13/12/1924 tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010000396
de santis rosa anna 25/09/1944 tricase LE 5385 59029
facchini elsa maria concetta tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010000868
fracasso alfredo 09/03/1909 tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0090000143
frattolillo maria luisa tricase LE 1010 -- BANCO DI NAPOLI S.P.A. 40200003470
gaballo fernando tricase LE 3032/CREDITO EMILIANO SPA 001/070/00510/017/000005848
greco eufemia tricase LE 06175 000004104/033/0044
muccio donato 11/10/1953 tricase LE 3032/CREDITO EMILIANO SPA 001/060/00510/000/000012146
musaro francesco tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010000029
musaro' marianna tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0090000143
nuccio anna maria tricase LE UBI PRAMERICA SGR SPA 645782
pantaleo antonio 20/06/1923 tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0090000028
pantaleo cosimo tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0090000028
pasanisi antonio tricase LE 05262-BANCA POPOLARE PUGLIESE 061/550/0828150
pezzuto giuseppe 28/05/1911 tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010000213
piccinni vito 08/05/1962 tricase LE 05262-BANCA POPOLARE PUGLIESE 021/550/0812050
piccinonno chiara 15/11/1977 tricase LE 01030/BANCA MONTE DEI PASCHI SIENA S.P.A. DR/00001901609
sabato aldo 25/03/1946 tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010000076
serafini eufemia 21/10/1923 tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0010000029
torsello paolo tricase LE Eurizon Capital SGR S.p.A. 4851674
turco assunta 11/11/1998 tricase LE 3067 - BANCA CARIME S.P.A. 09 - 06305 - 0090000029