venerdì 5 dicembre 2008

Usciamo dal vuoto cosmico

Rossana Rossanda, su il Manifesto di qualche giorno fa, ha scritto: "Le soggettività di una sinistra progressista e di classe si dibattono nella difficoltà di trovare una qualche sintesi, ma in attesa che si decidano lo spostamento dei rapporti di forze è univoco e brutale. Neanche la crisi più forte del capitalismo dopo il 1929 riesce a intaccarne l'egemonia".

E' una fotografia impietosa della situazione in cui versa la sinistra nel nostro paese. Sconfitti elettoralmente, i partiti rimasti alla sinistra del PD sembrano incapaci di imboccare in modo strategico un percorso unitario. L'Arcobaleno era una proposta insincera, tattica e, soprattutto, pilotata da un ceto politico ispirato più alla conservazione che al rinnovamento.
Dalle lacerazioni della sconfitta sono emerse due strategie distinte: quella "identitaria" che ha vinto i congressi di Rifondazione e del PdCI e quella "unitaria" che ha raccolto quanti considerano "giusta" l'intuizione della Sinistra Arcobaleno, ma vogliono darle una prospettiva strategica ed un percorso partecipato per evitare gli errori che hanno sancito la fine prematura di quell'esperienza.
Non mi voglio occupare della prima strategia, che ho combattuto nel congresso del mio partito, e che considero una facile scorciatoia, una fuga dalle responsabilità. Mi concentrerò, invece, sul tortuoso percorso della sinistra unitaria che rischia di avvitarsi su stesso.

Le tesi, le citazioni, i distinguo che stanno caratterizzando il dibattito in corso sono "insostenibili". Uso questo termine non con una connotazione soggettiva di critica, che pure esiste, ma nell'accezione che viene dal pensiero ecologista: di una condizione che non può essere mantenuta a lungo perché richiede un uso delle risorse eccessivo rispetto a quelle disponibili.
Siamo alla paradossale situazione in cui le defaticanti discussioni tra i diversi tavoli, fra le varie rappresentanze delle forze politiche, dei movimenti, delle realtà sociali, mettono in scena una commedia dell'incomunicabilità. Ci si interroga su questioni, anche rilevanti, ma in una condizione ambientale che, sulla base della mia esperienza di astronauta, trovo assai simile a quella dei veicoli spaziali, dove un ristretto gruppo di individui opera in "assenza di peso" e nel "vuoto cosmico".

In "assenza di peso" perché, oggi, non c'è in campo una forza di sinistra capace di pesare nei processi in atto nel paese. Dalla protesta degli studenti alla lotta al carovita, dalla battaglia contro il precariato alla difesa dei posti di lavoro, la sinistra è impotente e frammentata. C'è bisogno di un soggetto politico riconoscibile, che sia presente a tutto campo, sia nelle sfide elettorali che nelle battaglie in atto nel paese.

Nel "vuoto cosmico" perché il dibattito è tutto interno agli addetti ai lavori e non raggiunge la società. Come un'onda sonora nel vuoto le nostre discussioni non si propagano fuori dei tavoli delle riunioni. Eppure, in tutta Italia, le manifestazioni unitarie registrano una partecipazione appassionata di migliaia di uomini e donne, anche di quelli che, da tempo, non erano più presenti alle iniziative politiche dei partiti tradizionali.
Dal nostro popolo ci viene uno struggente invito a continuare ad andare avanti, rapidamente, in questo processo unitario. Dobbiamo ascoltarlo, dobbiamo uscire dal "vuoto cosmico" e cominciare a comunicare con loro. Occorre andare avanti speditamente per dar vita al nuovo soggetto politico della sinistra. Ne abbiamo bisogno, per sentirci di nuovo militanti, per smettere di appartenere a sigle diverse, in concorrenza una contro l'altra, e per condividere, insieme, un progetto di cambiamento di questa società. Spero che la manifestazione del 13 Dicembre possa dare un grande e definitivo segnale in questo senso.

*Europarlamentare Pdci, Ass. Unire la Sinistra

Nessun commento:

Posta un commento